Marvel IT presenta
#86 – Reazioni
di Fabio Furlanetto
e Mickey
Empire State University
Facoltà di Scienze - Ufficio del Preside
Peter Parker ha molti ottimi motivi
per essere preoccupato circa la sua carriera accademica.
E' stato convocato nello studio del nuovo Preside, in uno dei momenti più
delicati della storia della facoltà. Dopo lo scandalo di un gruppo di
ricercatori al soldo di un'organizzazione paraterroristica, negli ultimi giorni
sono cadute tutte le teste intorno a lui. Il preside Capeshaw si è dimesso;
dipendenti come Alfred Glass e Nick Grabber sono stati licenziati, anche se
ignari dei fatti, perché legalmente responsabili del personale in servizio nel
dipartimento; i cosiddetti Fantastici Cinque sono dietro le sbarre; Ilya
Anderson si è salvata per un pelo, anche se si è presa un periodo di malattia
dopo lo stress psicologico dei numerosi interrogatori e delle rivelazioni. Lui
è l'unico (ex) indagato a non essere stato ancora trombato, per questo si
aspetta di uscire da quella stanza a mani vuote.
-Buongiorno, preside Sloan. Congratulazioni per la sua nomina.
E' un piacere rivederla - saluta, stringendo calorosamente la mano del suo
vecchio capo dpartimento ai tempi del primo anno di
corso post diploma di primo livello.
-Buongiorno, signor Parker, si segga
pure- lo invita il suo superiore, con un certo gelo che non dissipa le pessime
aspettative su quell'incontro. -Avrà avuto notizie del rimpasto del personale a
cui stiamo andando incontro nella nostra facoltà.
-Purtroppo sì... - ammette Peter.
-Mi hanno nominato preside perché mi sono reso disponibile a tagliare i rami
secchi, a fare pulizia, alla luce di tutto ciò che è successo.
-Lo capisco...
Cala il silenzio per qualche secondo. L'atmosfera si carica di tensione. Ciò è
suggestivo del fatto che Morris Sloan, a dispetto dell'apparenza fredda, sia a
disagio nel dover dire ciò che deve.
-Sa, inizio a pensare che la maledizione di Destino non sia solo una
superstizione...
-Di che parla?
-... sa, quella leggenda metropolitana per cui Victor Von Doom abbia lanciato
una maledizione contro l'ESU, dopo essere stato cacciato... lì sarebbero
iniziati i guai: incidenti su incidenti senza fine, soprattutto nella nostra
facoltà. Ma sono un uomo di scienza, lasciamo perdere. Piuttosto, come dicevo:
dovrò essere severissimo, inflessibile, per evitare nuovi problemi. Dovrò
limitare l'autonomia di ricerca, dovrò vagliare tutto.
Stavolta il dottorando non fa commenti ridondanti e compiacenti.
-Riguardo lei, signor Parker... il suo percorso accademico è molto accidentato,
contorto, incoerente. Il suo curriculum è intrigante quanto dispersivo. Il mio
predecessore è stato molto prodigo e concessivo nel darle l'incarico di instructor.
Come faccio a fidarmi di lei, dopo che mi ha mollato anni fa? Ho sempre creduto
e credo ancora nel suo talento; non credo invece nella sua affidabilità. E
l'inchiesta sugli infiltrati ha gettato ulteriori ombre... La faccio breve: le
devo notificare che, per il momento, lei non ha incarichi di insegnamento
presso la nostra Facoltà.
Quelle parole sono l'equivalente di una pugnalata al cuore. Il liceale dentro
Peter, cocco dei professori, soffre come se fosse stato bocciato senza
preavviso.
-Ho affidato ad interim l'incarico della sua cattedra al fidato Steve
Harris. Si ricorda di lui, vero?
-Oh... certo... ottima scelta, preside...
-Dopo che avrà conseguito il dottorato e dopo che il processo sarà chiuso,
potrà ricandidarsi, se ne avrà voglia. Avrà comunque la minima borsa di studio,
fino ad allora. Conto sul fatto che lei sia già sotto contratto come
giornalista, per il suo bilancio familiare.
Solo a questo punto Peter Parker sente di avere il diritto di ribattere:
-Avrò problemi a portare a termine il dottorato: il laboratorio e il materiale
sono stati sequestrati, relatori e correlatori sono in carcere o licenziati...
-L'FBI ha nominato una commissione per bonificare ciò che di pericoloso
sussiste nelle ricerche a cui lei ha contribuito. Dopodiché le assegneremo
nuovi relatori, con cui rivedrà il suo lavoro alla luce degli esiti dei lavori
della commissione.
-Ma io... contavo di dottorarmi a brevissimo...
-Dovrà portare ancora un po' di pazienza: salterà con tutta probabilità la
prossima sessione. Del resto deve ritenersi fortunato di non essere stato
trascinato nel fango come gli altri. Comprende la gravità della situazione? Gli
investitori privati si stanno dileguando, devo operare una rigorosa spending
review, dare la precedenza ai colleghi con maggiore esperienza...
-Anche la Fondazione Stark si è ritirata?
-No, ha confermato i suoi finanziamenti e anche per questo l'università
le è grata. Ha domande?
-No, preside. Attendo istruzioni per il proseguimento della tesi di dottorato.
-Le farò sapere quanto prima. Porti i miei saluti a sua moglie.
Qualche
giorno prima
In una “squallida palazzina” nel Bronx
I
Sinistri Tre riconoscono l'uomo che ha scardinato la porta del loro
appartamento. Soprattutto quegli occhi che, pur dietro spesse lenti, sanno
zittire anche gli animi più recalcitranti.
E’
decisamente più magro rispetto all’ultima volta in cui l’hanno incontrato, anche
se resta ancora sovrappeso; nasconde i tentacoli sotto l’impermeabile, come era
solito fare, anche se a differenza del solito non se ne è liberato alla prima
occasione per lasciar dimenare libere le braccia
meccaniche. Invece, attorno a lui si muove una dozzina di piccoli robot
tentacolati, autonomi ed estremamente agili.
-A
vvoltoio. Electro. Shocker. Chi altri sa di questo nascondiglio? – chiede,
mentre i suoi robot tentacolati si sbrigano a richiudere la porta. Certo la sua
entrata sarebbe stata molto più discreta se non ne avesse sfasciato la
serratura, ma non si discute di certe cose con il Dottor Octopus...non se si ha
cara la vita, almeno.
-E ’
il mio appartamento. Pensi che inviti il Teschio Rosso per cena? – lo
schernisce Electro.
-Qualcuno
ha provato ad uccidermi negli ultimi giorni. Credo lavorasse per il
Coordinatore – rivela Octavius.
Sia
lui che i suoi robot si muovono freneticamente, controllando ogni angolo e
nicchia alla ricerca di qualcosa.
-Potrebbe
aver piazzato microspie. Bombe. Dobbiamo stare molto attenti.
I
suoi compagni si scambiano occhiate preoccupate; dal linguaggio del corpo
stanno dicendo “chiedigli qualcosa, io non voglio!”.
-Pensavo...
Shocker pensava che tu potessi essere il Coordinatore – si decide l’Avvoltoio.
-Hey!
– protesta Shocker, inascoltato.
-Sei
dimagrito parecchio, Otto. Un po’ di effetti speciali e potresti anche
indossare gli abiti del Coordinatore – prosegue Electro, più sprezzante ora che
l’Avvoltoio ha rotto il ghiaccio.
-Stolti,
come al solito senza di me non sapete pensare. Non capite che è tutto un loro
piano? Rubare la mia vecchia identità per stuzzicarmi e provocare la mia ira.
Dobbiamo stare molto attenti – risponde Octavius, apparentemente soddisfatto
della sicurezza dell’appartamento perché ha finalmente messo fine alla ricerca
di microspie.
-Un
piano di chi? Il Coordinatore lavora per qualcuno? – chiede Shocker.
-E’
solo una pedina, sicuramente; devo ancora capire chi ci sia dietro. E voi mi
aiuterete.
Prima
che gli altri possano reagire, Electro si mette al centro della stanza ed alza
le mani in segno di time-out:
-Un
attimo. Non ho grossi problemi a seguire il Dottor Octopus. Ma abbiamo sentito
tutti le voci sul fatto che ora sei un bravo ragazzo. Ora qualcuno si mette ad
attaccare gli ex Sinistri Sei e tu rispunti dal nulla...un po’ strano il tuo tempismo, Otto.
-E’
vero: ho scontato le mie pene e attualmente non sono ricercato. E’ per questo
che loro hanno creato il Coordinatore, per farmi uscire allo scoperto e
rovinare la mia reputazione...ma insieme possiamo fermarli. Siete già troppo
coinvolti.
-Fammi
indovinare: hai già un piano su come usare ognuno di noi – suggerisce
l’Avvoltoio.
Electro
non solleva altre obiezioni: se c’è una cosa positiva nell’essere parte dei
Sinistri Sei è la possibilità di delegare a qualcun altro la responsabilità.
-Non
mi dispiace del tutto questo consesso di menti. Non fingerò di ritenervi alla
mia altezza, ma nei vostri campi siete in gamba, per quanto vi siate
fossilizzati sui vostri primi successi. Potreste funzionare come assistenti.
Dillon, ovviamente tu sei escluso dal discorso.
-Io sono un ingegnere elettrico autodidatta - ribatte seccato l'interpellato.
-Vorrà dire che ti renderai utile anche tu. Ma abbiamo bisogno di altri due
membri per ricostruire i Sinistri Sei...e nessuno della vecchia guardia è
all’altezza di ciò che ci aspetta.
-Quindi
che vogliamo fare? Mettere un annuncio sul giornale, “gruppo di super-criminali
cerca nuovi membri, si richiedono super-poteri ed odio lancinante per l’Uomo Ragno”?
– ironizza l’Avvoltoio.
-Il
Daily Bugle lo pubblicherebbe – gli dà corda Electro.
-Ohi,
calma, non state correndo un po' troppo? Non abbiamo discusso niente, se
abbiamo davvero intenzione di lavorare insieme, come, perché... - lamenta
Hermann Schultz, rimasto ad ascoltare i loro discorsi smarrito.
Mentre parla, uno dei robot si arrampica rapidamente sulle sue spalle,
sollevando un tentacolo da cui fuoriesce una punta acuminata.
-Ehm.
Quello che volevo dire, Dottor Octopus, era: aveva in mente qualche candidato?
– si sbriga a ritrattare Shocker.
In
risposta, Octavius estrae qualcosa dalla giacca. Un badge con chiave magnetica,
che mostra ai propri compagni.
Non
riconoscono la foto dell’uomo, ma la scritta RAVENCROFT è ben riconoscibile.
Così come la macchia di sangue.
-Ravencroft?
Il manicomio per super-criminali? Ci serve proprio un pazzo! – nota Electro.
-E’
il destino dei grandi uomini essere considerati pazzi – pontifica Octavius.
“Già,
e tu non mi sembri particolarmente stabile in questo periodo. Abbastanza pazzo
da essere il Coordinatore senza saperlo?” pensa Electro, che sicuramente terrà
sott’occhio il leader dei futuri Sinistri Sei.
Empire State
University
Dipartimento di Fisica
L'aspirante dottore di
ricerca Parker si sente in un limbo. Tornare in facoltà, per sgombrare il suo
piccolo studio, ha un che di alienante, anche alla luce del fatto che dovrà
ritagliarsi uno spazio con i comuni dottorandi. Nella paradossale attesa che
possa riprendere a lavorare e studiare con loro. Nel frattempo deve godersi
qualche giorno di ferie forzate.
Non sa se accogliere l'irruzione di Maureen Goodwin come una salvezza o come un
colpo di grazia. Molto dipenderà dal suo approccio: studentessa modello o
aspirante signora Parker?
-Professore!!! E' un'impresa trovarla... Come sta? ...
che succede? - domanda, guardando con perplessità lo scatolone davanti a lui,
sul tavolo, colmo di suppellettili.
-Potrebbe andar meglio, grazie. Ti ho sempre rimproverata perché mi chiami in
quel modo... e a maggior ragione non puoi farlo ora: mi hanno tolto la
cattedra.
-Davvero? Ma è uno scandalo!
-Non me ne lamento, dopo tutto il caos che c'è stato. Continuerò a studiare per
prendere questo benedetto dottorato, e poi si vedrà. Tu, piuttosto? Hai ripreso
a frequentare? Come va il nuovo semestre?
-Bene, sto benissimo e le lezioni sono interessanti. Ora siamo in pausa...
Prof, la cercavo perché vorrei chiederle una roba... che non c'entra con
l'università.
Senza riuscire a controllarsi, Peter solleva entrambe le sopracciglia. Nella sua
testa un solo pensiero: "Mi chiederà di uscire con lei".
-E' vero che lei era studente alla Midtown quando venne attaccata dall'Uomo
Sabbia?
Se possibile, questa domanda lo preoccupa ben più di un'avance. Che inizi a
sospettare della sua identità segreta, dopo gli incontri tra l'Uomo Ragno e
Catalyst? Che non camuffi a sufficienza la voce dietro la maschera?
-E’ una domanda abbastanza strana. Perché? – domanda Peter, con tutta la nonchalance di cui è capace in quel frangente.
-Mi chiedevo
se è mai stato spiegato scientificamente come un essere umano possa
trasformarsi in sabbia.
Peter tira un
sospiro di sollievo, e si dà mentalmente dello stupido per essere saltato
subito alla paranoia. Ormai la ragazza ha altri grilli per la testa.
-Non che io
sappia. Ha a che fare con l’attacco di Quicksand della settimana scorsa, vero?
-Stavo solo
pensando...sono stata nel laboratorio dopo l’incidente e ho visto che Quicksand
si è lasciata dietro dei granelli di sabbia. Il corpo umano perde costantemente
delle cellule; se ci fosse qualcosa in comune tra la forma sabbiosa e quella
umana, non sarebbe possibile ricostruire i movimenti di Quicksand precedenti al
tentativo di rubare il Trasmutatore?
-Non credo
sarebbe molto utile, stiamo parlando di pochi grammi di materia sparsi su
chissà quanti chilometri quadri. A meno che anche Quicksand non abbia... –
inizia a ragionare Peter a voce alta, per poi fermarsi.
-Non abbia
cosa, professor Parker? – chiede Maureen, con uno sguardo che Peter
riconoscerebbe ovunque.
“Sta pensando
di dare la caccia ai responsabili. Si sta immaginando una grande avventura ed è
alla ricerca di indizi. Però me lo sono chiesto anch’io: come faceva Quicksand
a sapere del Trasmutatore?” pensa Peter, per poi aggiungere:
-A meno che
non abbia ottenuto i suoi poteri come l’Uomo Sabbia, cioè con un incidente
nucleare - ipotizza, fingendo di non esserne certo - Nel qual caso...
-...nei suoi
granelli di sabbia potrebbe esserci una debole traccia radioattiva ancora
rilevabile!!! – lo anticipa Maureen.
-Suppongo di
sì, ma sarebbe una traccia estremamente debole. E poi, perché tutto questo
interesse? Il caso è nelle mani dell’FBSA ormai.
-Oh, solo
curiosità scientifica professor Parker. Solo curiosità - sorride, con un certo
grado di maliziosità - Ora purtroppo devo tornare a lezione... spero di
ribeccarla presto, e che riesca a riottenere il corso, se è quello che vuole.
-Grazie, signorina Goodwin. In bocca al lupo per tutto.
Mentre guarda la ragazza trotterellare via, la mente di Peter inizia a macinare
un programma per la tarda serata, che prevede seguire Maureen. Se il suo
intuito non sbaglia, la ragazza ha tutte le intenzioni di mettersi nei guai,
nella sua caccia alla criminale che, incidentalmente, le ha regalato i suoi
nuovi poteri.
"E se scoprono che pedino di notte le mie studentesse, posso proprio
sognarmela quella cattedra!"
In un teatro off-Broadway
In altri tempi un revival di un musical storico come Hairspray avrebbe meritato di essere in cartellone a Broadway. La concorrenza
spietata, la congiuntura economica e la relativa inesperienza del cast hanno
dirottato la produzione verso il circuito collaterale della città. Con una
certa frustrazione del suo giovane e rampante regista:
-No, no, non ci siamo! Di questo passo non ci smuoveremo da questo teatrino per
hippie! - sbraita, dopo l'ultima esecuzione del pezzo Velma's Revenge da parte di Mary Jane Watson-Parker.
Diventata rossa come i suoi capelli, la donna si schiarisce la gola e domanda:
-Mi dispiace, signor Goldfein... qual è il problema? Come posso aiutarla?
-Con un trapianto di corde vocali! Forse Moulin
Rouge era alla tua altezza, tesoro... del resto,
Nicole Kidman...!... ma qui non stiamo scimmiottando
il cinema!
MJ prende un respiro profondo, mentre racimola le parole giuste per
rispondergli. Sicuramente finora è stata abituata fin troppo bene, con registi
e produttori che avevano un debole per lei. Qui, invece, tutti sono pieni di
diffidenza. Le sue origini televisive e modaiole pesano ancora, la sua fama di iettatrice
per gli incidenti a un paio di spettacoli sta assumendo contorni grotteschi, e
tutte le aspirante stelle di Broadway del cast sono seccate dal fatto che il
suo nome costituisca il richiamo maggiore per il potenziale pubblico.
-Con tutto il rispetto, signore, so dove posso arrivare e non ho fatto
audizioni per ruoli al di là delle mie possibilità. Se pensa che non sia
adatta, discutiamone da persone civili, in privato.
Goldfein la fissa negli occhi. Probabilmente si aspettava un silenzio mortificato
o una scenata melodrammatica, non quel genere di risposta matura. Perciò la
dribbla.
-Nah, nah, niente di personale, Watson: qui è tuuuutto un disastro. Riproviamo,
pelandroni!
Il piano ricomincia a suonare e la donna si schiarisce di nuovo la gola. Sarà
una lunga giornata.
Casa
Parker, in tarda serata
Dopo aver
lavato i piatti, secondo i turni concordati con la consorte, l'Uomo Ragno si
ritaglia un momento in soffitta, dove è allestito - a distanza di sicurezza
dalle mani della piccola May - il suo modesto laboratorio personale. Adibito,
essenzialmente, a sintetizzare il fluido per i lanciaragnatele. Raramente
qualcuno gli fa visita nel suo angolo personale, per usare un eufemismo. Si
allerta il minimo indispensabile quando sente tirar giù la scala pieghevole e
il rumore di passi femminili.
-Tutto ok? - anticipa sua moglie, alzando brevemente lo sguardo dal becher che
sta armeggiando.
-Hai fretta di uscire, stasera – commenta Mary Jane.
-Giuro che ho
mangiato tutte le verdure, mamma.
La rossa sorride per il tempo di un batter d'occhio, prima di tornare più
seria:
-Dopo quello
che ti è successo al lavoro, oggi hai tutto il mio appoggio per andare a
distrarti. Solo... Sono riuscita a non far vedere a Zia Anna nessuno dei
servizi in cui parlano del Coordinatore. Al telegiornale l’hanno solo descritto
ma...Peter, ho visto quel video.
-Era solo
questione di tempo prima che un supercriminale mandasse le proprie minacce da
YouTube. Quale sarà il prossimo passo, Loki su Twitter?
-Peter, sii serio.
Questo Coordinatore gioca pesante; ha fatto esplodere la centrale di polizia e
messo in rete un video in cui schiaccia a mani nude la testa di qualcuno. Non è
un tizio in calzamaglia qualunque.
-A dire la verità penso che lo sia, Mary Jane. Ho avuto la sensazione di averlo
già incontrato prima. Potrebbe essere la nuova identità di uno dei miei vecchi
nemici.
-Quanti...
quanti nemici hai che possono schiacciare una testa a mani nude? – chiede la
moglie; nonostante cerchi di mostrarsi impassibile rispetto a queste cose, è
sempre dura digerire il fatto che qualcuno voglia uccidere brutalmente tuo
marito.
“Troppi, ma
non penso che sia proprio il momento giusto di parlarne” pensa Peter. Finisce
di versare il contenuto di una provetta prima di riprendere il discorso, con
piglio rassicuratorio.
-Non
preoccuparti, non do la caccia al Coordinatore stanotte. Voglio solo
assicurarmi che Catalyst non si metta nei guai.
-“Catalyst ”?
La ragazza in costume?
-Ha una pista
su Quicksand. Credo che potrebbe anche cavarsela; abbiamo lavorato bene assieme
dopo l’attentato alla centrale.
-Anche lei è
qualcuno che dovrei conoscere?
-Dai MJ, lo
sai che non posso, identità segrete eccetera eccetera.
-Non ti sei mai fatto molti scrupoli su Devil o Prowler o chi per loro... ma apprezzo
questa nuova politica. Rispettiamo la privacy altrui, se vogliamo che venga
rispettata la nostra.
Peter si alza in un battibaleno e corre a baciarla:
-Tu sì che mi capisci. Non aspettarmi alzata, ho idea che faremo tardi.
La donna annuisce mentre vede suo marito indossare il costume e caricare i
lanciaragnatele con le ricariche appena sfornate. Mentre lui la saluta
attraverso il lucernaio e sparisce nel buio con un balzo, Mary Jane non può
fare a meno di notare che, tra il licenziamento e il supereroe, non ha avuto
neanche il tempo di parlargli dei problemi nel proprio lavoro.
E per di più, tutto il materiale appena usato è ancora sparso per la soffitta.
"Questo è il contrappasso perché ha fatto i piatti? Chissà se anche Sue
deve ripulire il laboratorio di Reed..." si domanda, rimboccandosi le
maniche.
;
Ravencroft
Institute
Edward Whelan
è deluso. Di tanto in tanto il manicomio criminale in cui ha ritrovato la sua
umanità, una nuova famiglia e una nuova ragione di vita subisce qualche evento
poco piacevole, da un banale tentativo di evasione a un assedio. La parte
razionale del suo cervello rifugge l'idea che un destino avverso segni la
struttura, che ciclicamente qualche cosa di drammatico debba avvenire tra le
sue mura. Eppure, quando l'elettricità è andata via del tutto, senza far
scattare alcun allarme e senza far azionare i sistemi di alimentazione
secondari, il suo intuito ha capito che ci fossero guai seri in vista. La
conferma è arrivata quando sia i telefoni fissi sia i telefoni cellulari si sono
rivelati fuori uso, senza poter chiamare la vigilanza esterna o la dottoressa
Kafka, che tra l'altro avrebbe un filo diretto con l'Uomo Ragno.
A tentoni fuoriesce dalla medicheria in cui stava facendo il turno di notte
come paramedico, per capirne di più. La sua unica consolazione è che per il
momento sente i lamenti dei pazienti provenire dall'interno delle loro celle. Chi ha fatto questo lavoro di fino è
riuscito a non far aprire le loro porte?
"Dov'è la sicurezza in tutto questo?" Non sa dire se qualche urlo che
arriva alle sue orecchie derivi dagli psicolabili o dai guardiani.
In qualità di tecnico della riabilitazione psichiatrica, non gli è permesso
portare alcun genere di armi: rimpiange i primi tempi in cui si barcamenava nel
servizio di sicurezza dell'ospedale . L'angoscia sale man mano, perché
l'oscurità gli ricorda le fogne in cui abitava quand'era Vermin, e il fatto che
i suoi occhi si abituino subito al buio gli fa temere che quel passato possa
tornare.
Alla massima velocità consentita dalla situazione, si dirige verso un'uscita
secondaria, non per fuggire, ma per tentare di far funzionare il telefonino. Un
ticchettio metallico lo paralizza: quando si volta, alle sue spalle non scorge
nulla, ma man mano che il rumore si fa più intenso, abbassa lo sguardo e
intravede delle sottospecie di macchine tentacolate che zampettano in sua
direzione. Prima di balzargli addosso, avvinghiandogli il volto, i polsi e le
caviglie.
Agli antipodi dell'edificio, altri Octobot si muovono inquieti alle calcagna del
loro controllore. Tutti sono attivati in modalità "torcia" e
proiettano minimi fasci di luce per fare strada ai membri dei Sinistri Sei in
azione. Electro, infatti, è all'esterno, preso a manipolare i campi elettrici
locali per mettere fuori uso l'illuminazione principale e i mezzi telematici.
Il Dottor Octopus sembrerebbe uscito per una serata qualsiasi, a passeggio con
le mani intrecciate dietro la schiena. Non si scompone più di tanto quando, nel
corridoio, l'ultima guardia ancora cosciente gli intima:
-Fermi dove
siete!!! –, puntandogli contro una pistola.
Shocker si
pone sulla linea di tiro, puntando i propri emettitori di vibrazioni e
preparandosi ad attivarli.
-Non ti
conviene, amico. Qui si fa sul serio – risponde Schultz, controllando Octopus con
la coda dell’occhio.
Ma la guardia
non abbassa la pistola ed Octopus non sembra curarsi di lui.
“Cosa diavolo
aspetta a usare i tentacoli!? A meno che non sia un test...se non riesco
neanche a coprirgli le spalle, che ci faccio nei Sinistri Sei?”
La mano della
guardia trema, ma non tanto quanto quelle di Shocker. L’idea di uccidere
quest’uomo a sangue freddo non lo fa impazzire; è solo un poveraccio che si
trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato.
Poi qualcosa
si avvicina alle spalle del poveraccio e con due mani dalla pelle raggrinzita
gli afferra le testa.
-Lasciatene
anche a me – dice l’Avvoltoio, che con un rapido gesto (ed aiutato
dall’esoscheletro) spezza il collo della guardia, che crolla a terra a peso
morto.
Per la sorpresa e il raccapriccio, Shocker emette un suono gutturale non
udibile.
-Io vado a prelevare l'obiettivo. Voi rimanete di vedetta: secondo le
previsioni del mio piano, manca ancora qualche ostacolo all'appello - dirige
Octopus, scomparendo poi nell'ombra.
-Si prende tutto il divertimento, lui. Questo posto mi mette i brividi,
soprattutto al buio. Che cazzo avete da urlare voi?! - sbraita l'Avvoltoio,
all'indirizzo dei pazienti rinchiusi.
Shocker si scuote ad ascoltarlo solo quando Toomes alza il volume della voce,
troppo preso a ripensare all'omicidio gratuito a cui ha assistito e di cui non
si sente più capace. Stava iniziando a rigare ritto, grazie anche all'influenza
della Brant, e poi...
Un lampo, un tuono, e l'Avvoltoio viene sbalzato all'altro capo del corridoio.
Due mani biancastre fungono da bracieri, a illuminare il volto cinereo di una
donna dai capelli corvini:
-Arrenditi, se non vuoi fare la stessa fine - minaccia Shriek.
Una palazzina fatiscente nel Lower
East Side
L’Uomo Ragno ricorda ancora la prima
volta in cui si è avventurato in una zona malfamata per dare la caccia ad un
criminale; tutti i film polizieschi del mondo non possono prepararti
all’esperienza. Osserva a debita distanza Catalyst esitare prima di farsi
coraggio ed entrare nel palazzo; probabilmente è la maschera a darle abbastanza
coraggio, una sensazione che Peter avverte ancora.
I dejà vu lo assalgono quando guarda
attraverso la finestra su cui si sta arrampicando: ha soggiornato in posti
molto peggiori di questo in passato, ma negli ultimi anni si è forse abituato
un po’ troppo alla tranquillità della vita di famiglia e di un lavoro sicuro,
ed il pessimista che è in lui non può fare a meno di chiedersi quanto poco ci
vorrebbe per distruggere tutti i progressi fatti.
Catalyst si ferma di fronte ad uno
degli appartamenti del terzo piano; appoggia una mano sulla porta per sondare
cosa c’è dall’altra parte.
Dalla sua posizione privilegiata
all’esterno del palazzo, l’Uomo Ragno può vedere un uomo avvicinarsi a lei con
pessime intenzioni.
-Che cazzo stai facendo!? – le
chiede, afferrandola per una spalla e strattonandola.
L’Uomo Ragno è pronto a sfondare la
finestra per soccorrerla, quando improvvisamente l’uomo perde l’equilibrio e
crolla a terra: la sua giacca è appena stata trasmutata in piombo.
-La donna che abitava qui. Cosa puoi
dirmi di lei? – chiede Catalyst, sforzandosi di camuffare la propria voce.
-Perché dovrei dirlo a te?
Catalyst non risponde, preferendo
invece toccare nuovamente la porta. Che si scioglie rapidamente a contatto con l’acido
che ha rimpiazzato l’aria.
Mentre lo fa la giacca dell’uomo
torna alla forma originale, lasciandogli abbastanza libertà di movimento da
estrarre una pistola...ma non abbastanza tempo da premere il grilletto prima di
ritrovarsi la mano bloccata dalla ragnatela.
-La signora ti ha fatto una domanda –
interviene l’Uomo Ragno.
-Non ho bisogno d’aiuto. Avevo la
situazione sotto controllo – protesta Catalyst.
-Sì, chiaramente. Non hai pensato di
entrare nell’appartamento dalla finestra, per poter dare meno nell’occhio?
-Non ho niente da dire a nessuno di
voi due. Ho i miei diritti – risponde l’uomo mentre cerca di liberarsi la mano
dalla ragnatela.
-Hai anche le tasche piene di eroina.
Tagliata
con la merda, peraltro – rivela Catalyst.
-Stai diventando davvero... sensibile - dice, con un misto di ammirazione e
timore per il controllo dei poteri che sta mostrando nel giro di pochissimi
giorni. Spidey afferra il delinquente per la collottola e lo spinge sul
cornicione della finestra, con il volto verso il vuoto.
-Allora, come puoi aiutarci ora?
Qualcosa mi dice che hai la coscienza sporca.
-Non mi fai paura, ragno, ormai si sa che parli parli ma non ammazzi nessuno!
-Non posso smentire, ma hai idea di quanta gente abbia mandato in ospedale...
viva? Mi basta spezzarti le caviglie per regalarti un paio di mesi d'inferno.
-A chi la dai a bere?!
L’Uomo Ragno lascia la presa, lasciandolo precipitare. Tesse
immediatamente una ragnatela per afferrarlo, rallentando la sua caduta prima
che tocchi il suolo, per poi riportarlo rapidamente al terzo piano.
-Va bene, va bene! Ho venduto un po’ di roba a quella donna.
Diceva che la aiutava a restare umana!
-Non ho tanta pazienza con gli spacciatori, sai. Hai venduto
droga ad una super-criminale!?
-Ti ho detto tutto quello che so, lo giuro! – si lamenta
l’uomo, iniziando a piangere istericamente.
-Bene, grazie
- lo liquida l'arrampicamuri, riportandolo all’interno del palazzo - Catalyst,
puoi trasformare la roba di questo tipo in... zucchero di canna? Catalyst?
La ragazza è entrata nell’appartamento di Quicksand mentre l’Arrampicamuri
interrogava lo spacciatore; ne esce con una manciata di documenti stropicciati
ma ancora leggibili.
-Avevamo
ragione, Quicksand lavorava per qualcuno: queste sono specifiche di alcuni
componenti del Trasmutatore.
-Qualche
indizio su chi possa avergliele fornite? – chiede il tessiragnatele, pensando:
“Proprio una
serata storta, adesso mi faccio fregare anche dai principianti. Forse tutto
sommato Maureen ha la stoffa per questo lavoro”
-Non c’è
nessuna busta con indirizzo se è quello che vuoi sapere. Chiunque potrebbe aver
rubato queste specifiche alla vecchia Tricorp Techtronics.
La sola
menzione di questo nome fa scattare qualcosa nell’eroe; non propriamente il
Senso di Ragno, ma ha avuto una carriera troppo lunga per credere ancora alle
coincidenze. Coordinatore e Tricorp a distanza così ravvicinata possono voler
dire una cosa sola.
-Quindi... ?
Che si fa ora?
-Andiamo a
scoprire se devo tornare a preoccuparmi di un problema che mi ero illuso di
aver archiviato... - sentenzia l'Uomo Ragno, in un momentaneo crollo della sua
capacità di sintesi.
“Otto, che cosa hai combinato questa volta?” si chiede.
Ravencroft
Institute
Quando la porta della sua cella si
apre e tre Octobot illuminati fanno ingresso, Lizard si innervosisce. Il primo
istinto è afferrarli ed azzannarli, ma il tentativo è vano, come un gatto alla
conquista di un laser.
Il Dottor Octopus segue con invidiabile flemma, mentre uno dei suoi robot gli
recupera una sedia e lo fa accomodare sulla soglia.
-Il Dottor Connors, presumo. Ho una proposta per lei.
CONTINUA